Secondo brano del disco. La vita dello starec in questione è ben descritta nel sesto libro de “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij. In una delle sue molteplici forme si manifesta anche in un affresco che il pittore pazzo consegna alla parete della camera da letto. Dal muro lo Starec riconosce negli occhi del pittore la sua giovinezza, intravede le ombre delle donne amate e ricorda quanto il vino lo eccitasse, invece di calmarlo come fa ora.
Dietro a tutta la sua esperienza, dietro alla spiritualità ed alla religione, dietro a Dio ed in fondo alla notte quello che gli rimane sono solo i latrati lontani dei cani.
Lo Starec
Solo mi rimangono i cani
I loro latrati lontani
Nel silenzio immobile della notte
Solo mi rimangono loro
Niente più grida e niente più sorrisi
Bicchieri di vino e baci
Solo mi rimangono i cani
Solo mi rimangono loro
Voglio che questa canzone
Sia un graffio tracciato sul muro
Per lasciare un segno
Della mia esistenza
Solo mi rimane chi costruì questo tempio
Prima che arrivassero a distruggerlo
Chi si avvicinò al tuo corpo nudo
E non riuscì a toccarlo
Quello che mi rimane non è la fiamma delle candele
E neppure il vento che le spense
Solo mi rimangono i cani
Solo mi rimangono loro
Voglio che questa canzone
Sia un graffio tracciato sul muro
Per lasciare un segno
Della mia esistenza